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21/11/2021 - Il Rio Fiume, lo Stazzalone, il Prato della Montagna. Nel territorio di Santa Severa



Informazioni sull'uscita

Data: 21/11/2021

Difficoltà:

- Difficoltà media
- Presenza salite
- Presenza guadi, munirsi di stivali o buste di plastica

Distanza in auto: 45 km (a/r)

Lunghezza percorso a piedi: 5 km

Note: Presente una salita iniziale non eccessivamente impegnativa. Due guadi ... munirsi di buste edili o stivali

         
Il Rio Fiume, lo Stazzalone, il Prato della Montagna. Nel territorio di Santa Severa
Distanza: 45
Lunghezza: 5
Punto di ritrovo: Parcheggio sulla Strada Mediana adiacente il Tribunale di Civitavecchia
Pranzo: al sacco
Ora di rientro: a termine escursione

GRUPPO TIBURZI CIVITAVECCHIA

ESCURSIONE NATURALISTICA NOSTRANA

Domenica 21 Novembre 2021

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Lo Stazzalone … Rio Fiume ... Prato della Montagna

 Strada di Santa Severa Tolfa

 

          Dallo Stazzalone (o Stazzone, largo spazio tra alti colli), determinato quale ricovero di greggi ed armenti dalla notte dei tempi, ora non più per mancanza di pastori e pecore! nasce di fatto il “Rio Fiume o Rio Flumen dei romani” …  di dicotomia un po’ controversa.

Qui il torrente si distende nella piana, mostrando le sue fresche, limpide e trasparenti acque attraversare rocce millenarie. Dai colli circostanti il corso d’acqua riceve tutta una serie di torrenti e rigagnoli che, riassunti in breve, comprendono il Fosso di Monte Janni, proveniente dalla destra orografica del luogo, il Fosso del Lascone - il cui nome  è sinonimo di ampio - arricchito dalle acque dei fossi delle Catenare e del Vallone, quest’ultimi provenienti dalla sinistra orografica.

          Il Rio Fiume una volta navigabile da piccole imbarcazioni, servì presumibilmente quale mezzo di comunicazione alle maestranze etrusche per trasportare il minerale di ferro dai Monti della Tolfa verso i porti di Pirgy e Punicum fruendo anche, dalle colline retrostanti, di tutta una serie di reticoli e sentieri.

          Ormai nascosti tra vegetazioni infestanti, sono presenti piccoli pagus etruschi, disparate tombe del passato storico e qualche bella villa rustica romana; queste ultime hanno fatto la fortuna dei soliti  scavatori clandestini, restituendo  monete romane ed altro, anche statue in marmo che le ricche famiglie avevano posto sui bordi delle piscine e che, coll’insorgere delle invasioni di popolazioni barbare, fecero interrare, da maestranze formate in parte da schiavi, per un successivo recupero, in molti casi abbandonate. 

          Importanti e significativi toponimi ricordano ancora l’industria metallurgica etrusca ed altre attività agricole che si sono succedute negli anni … Grasceta delle pere, Monte Sant’Ansino, Casermetta Forestale, Pontone di Natale, Monte dell’Acqua Tosta, Monte Palarese etc. Pochi indizi per ricordare riferimenti ed attività primordiali di questo piccolo mondo antico, del resto dopo ben oltre duemilacinquecento anni … sono rimasti soltanto toponimi certi e validi quali il Ferrone, il fosso Magnaferro ed il Monte Ferrara, la dicono lunga sul loro passato!

           Molto prima del popolo etrusco, il nostro territorio fu colonizzato dall’antica popolazioni dei  Sicani, genti di stirpe indoeuropea provenienti dalla Spagna, che, poco più a sud, verso il Sasso, eresse Agilla, talvolta confusa con Caere. Questa ultima città eretta dai “Tirreni”, di provenienza incerta, che dettero origine alla loro splendida civiltà, si pone in epoca più tarda di dieci secoli almeno dalla precedente.

          Il nostro territorio data la sua indiscussa conformazione collinare mossa, per la presenza un po’ ovunque di domi vulcanici, balze e forre, si presenta estremamente variegato e complesso. Questa particolarità ha dato origine ad una flora di rigogliosità senza pari, dagli sfondi inusitati di incomparabile bellezza. Qui il verde dei boschi e delle macchie, tutte le sue sfumature, si presentano con guazzi, aggressivi ed accecanti, da magnificare la limpidezza dell’aria circostante! Ma quando giunge autunno è tutta un’esplosione di colori. Le calde tinte rosse, ruggine, il giallo cadmio, ed ovunque le splendide livree ocra degli aceri nostrani dei Monti della Tolfa e quelle rosso fulvo degli aceri nordici che ormai paonazzano un po’ tutta la scena, a formare il bel mosaico boschivo, nella multicolore tavolozza della natura. 

  • Le colline della Tolfa, hanno avuto origine da un’intensa attività vulcanica, composte da lava primordiale (rocce trachitiche), ma il nostro versante è formato da deposito di argille calcaree o da più antiche sabbie compresse, risalenti ad almeno 60 milioni di anni fa, generando imponenti strati  sedimentari scistosi (i macigni). Il Rio fiume mette in luce, con il suo scorrere, questa matrice di rocce e di pietre rosee di aspetto particolare, le così dette "paesine", per i disegni fantastici che appaiono su di esse (a guisa di un dipinto impressionistico dal profilo di paesi della Tuscia). Portate a mare dall’attività fluviale, queste pietre, spesso si incontravano lungo le spiagge del litorale tra Ladispoli e Civitavecchia.


  • Vario l’habitat sotto i macigni e le piccole rocce sommerse dai corsi d’acqua, ricovero di un'infinità di larve d'insetti, che poi vivono o si riproducono a terra od in volo: libellule, effimere, perle, coleotteri. Nei "bottegoni" (piscine) che si incontrano lungo i reticoli fluviali, vivevano un certo numero di piccoli pesci, girini di rane, raganelle, rospi, tritoni e bisce d'acqua, per l'abbondanza di cibo reperibile in ogni stagione.
    Tutto un insieme che costituisce un ecosistema complesso che si è creato man mano nel tempo, in cui trovano anche in esplosione di vita più specie vegetali quali Ontani, Salici, Querce, Carpini, Olmi, Frassini, Tamerici, l’Edera, le Viti ed il Pero selvatici e perfino i Faggi, discesi da alture al seguito delle terrestri glaciazioni. La nostra macchia mediterranea raro esempio di una vegetazione endemica, irripetibile, che man mano va scomparendo, comprende, le Ginestre, l’Erica, l’Euforbia, i Cisti, il Rosmarino, il Corbezzolo, il Lentisco, il Ginepro, il Mirto, la Salsa Pariglia, la Spina di Cristo, il Pruno Selvatico e via dicendo.   

Vanì, 10/11/2021

 

 

 

 



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